Le Invasioni Barbariche

Le invasioni barbariche rappresentano un po’ il biglietto da visita ‘storico’ dei Barbari. Si tratta a tutti gli effetti del loro atto più celebre capace di rivoluzionare lo status quo politico dei tempi, mandando a gambe all’aria una parte importante dell’Impero romano considerato, fino ad allora, invincibile.
In particolare le invasioni barbariche (dal 164 al 476) costituirono, secondo quanto riporta anche Wikipedia nella sua ampia sezione storica, “un periodo ininterrotto di scorrerie all’interno dei confini dell’Impero Romano fino alla caduta della sua parte occidentale”. E’ importante evidenziare come lo scopo iniziale di queste scorribande barbare fosse quello del saccheggio, ma anche quello di sottomettere tribù e popolazioni armate che incontravano lungo la loro linea espansionistica (Pitti, Caledoni e Sassoni in Britannia).
Da iniziali movimenti riconducibili a scorrerie le invasioni assunsero sempre più la forma di vere e proprie migrazioni di popolazioni nel loro complesso e da popolazioni nomadi divennero stanziali quano l’area di conquista sembrava consona ai capi. E ci riferiamo alle invasioni delle tribù germaniche di Frisi, Sassoni, Franchi, Alemanni, Burgundi, Marcomanni, Quadi, Lugi, Vandali, Iutungi, Gepidi e Goti, le tribù daciche dei Carpi, quelle sarmatiche di Iazigi, Roxolani ed Alani, oltre a Bastarni, Sciti, Borani, Eruli ed Unni (lungo i fiumi Reno-Danubio ed il Mar Nero).
Questo fenomeno storico lo troviamo indicato, nei libri di storia, anche con il nome tedesco di Völkerwanderung (“migrazioni di popoli”). Il suo termine può essere fatto coincidere con la nascita dei Regni latino-germanici (o “romano-barbarici”) seguiti alla disgregazione dell’Impero romano d’Occidente, la fine definitiva del cosiddetto Mondo Classico (o evo antico) e l’entrata dell’Europa nell’alto Medioevo. Tutti accadimenti storici generalmente inseriti nel periodo definito come “tarda antichità”.